Massorondinaio tra bitumi e salute.

Massorondinaio tra bitumi e salute.
Provvedimento di revoca regionale e pronunce del Tar

 

Il 10 agosto la responsabile del settore autorizzazioni ambientali della direzione Ambiente e Energia della Regione Toscana ha pubblicato un decreto che avvia la procedura di revoca dell’Autorizzazione Unica Ambientale relativamente all’attività della produzione di conglomerato bituminoso della Bindi spa a San Piero a Sieve e in località Massorondinaio.
Questo stabilimento industriale è al centro di una contesa che ormai va avanti da molto tempo con il Comitato formato dai residenti nella zona che ha sollevato serie problematiche relative alle emissioni delle attività svolte nella zona con ricadute negative per la vivibilità e la salute degli abitanti degli immobili vicini e anche per l’area verde pubblica dove si svolgono numerose feste nell’arco dell’anno.

La storia potrebbe sembrare semplice e quindi concludersi con la constatazione della difficile coabitazione tra attività insalubri e la presenza di numerosi immobili per civile abitazione, ma sono troppi gli atti che si sono succeduti nel corso degli anni per cui si rischia un contenzioso legale tuttaltro che breve e dall’esito non chiaro.

La Bindi spa è subentrata alla fine del 2017 alla Piandisieve srl e alla Bitumi Mugello, la prima attiva fin dal 1964 nella estrazione e lavorazione di inerti mentre la seconda attiva dal 1979 con varie autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti fino all’ultima AUA del luglio 2017 di cui adesso la Regione minaccia la revoca.

Il comune all’inizio degli anni 2000 ha autorizzato la Piandisieve alla costruzione degli immobili vicino all’ex cava che sono oggi occupati dai cittadini che protestano per i disagi ambientali dell’impianto. Nello stesso studio per il nuovo piano strutturale del comune di San Piero nel 2007 si definiva la localizzazione dello stabilimento come incongrua rispetto al contesto urbanistico per cui resta ancora più incomprensibile perchè non si sia vincolata la realizzazione degli immobili destinati a civile abitazione allo spostamento dell’attività produttiva di inerti e bitumi dato che il soggetto proponente era lo stesso.
Dopo un rapporto della Asl nel luglio 2011 che , visti i disagi invitava a valutare la” necessità di regolamentare il rapporto dell’impianto in oggetto e di altri impianti con la sempre maggiore presenza di edifici residenziali, sotto il profilo delle emissioni aeriformi e rumorose”, l’allora sindaco di San Piero aveva invitato l’azienda a tener conto del nuovo contesto paventando anche uno spostamento dell’attività. Che a quanto pare è rimasto lettera morta.

Un primo contenzioso legale risale al 2010 quando la Piandisieve avanza la richiesta per il trattamento e la lavorazione degli inerti da demolizione e in conferenza dei servizi trova l’opposizione della Soprintendenza con esito negativo che si protrae per alcuni anni fino a che nel 2013 la Piandisieve non ricorre al tar perché ritiene che la legittimità paesaggistica  dovrebbe  essere richiesta per nuovi impianti ma non per attività che si svolgono in impianti già esistenti “ senza modificare l’aspetto esteriore degli edifici”. Sempre secondo la Piandisieve l’impianto sarebbe anche legittimato sotto il profilo paesaggistico “in quanto l’area in questione non era da considerarsi vincolata ai sensi della legge”.

Il Tar si pronuncerà favorevolmente nei confronti della Piandisieve ma scrivendo che “ le competenti amministrazioni dovranno riesaminare il progetto e fornire una risposta compiuta e precisa in ordine al rispetto della normativa in tema di tutela del vincolo paesaggistico”.

Questa procedura relativa a i rifiuti inerti si è in pratica conclusa con la nuova AUA della Regione rilasciata con decreto 9705 del 7 luglio 2017 quando i disagi per le altre attività erano già stati segnalati.

Ma davanti al Tar c’è anche un altro procedimento, come spiega il decreto del 10 agosto, relativo al passaggio della proprietà di alcune lavorazioni dalla Piandisieve alla Bindi spa che ha chiesto la volturazione dell’Aua a suo nome il 15 gennaio di quest’anno,”comunicando precisamente:

  1. affitto del ramo di azienda relativo al solo impianto di conglomerati bituminosi già della Piandisieve s.r.l.;
  2. scorporo a proprio favore delle emissioni canalizzate A1 (Fumi originati da forno di essiccazione degli inerti con eventuale utilizzo di fresato) e T1 (impianto termico alimentato a metano);
  3. convogliamento all’impianto di depurazione della Piandisieve s.r.l., attraverso scarico consortile, del dilavamento delle acque meteoriche pertinenti alla parte oggetto dell’affitto del ramo di azienda relativo al solo impianto di conglomerati bituminosi.”

La Regione risponde negativamente ritenendo che la Bindi spa dovesse chiedere una nuova autorizzazione ma l’azienda ricorre al Tar che concede il 28 febbraio la sospensiva e quindi obbliga la Regione a concedere provvisoriamente l’ Aua in attesa della discussione di merito prevista per il 21 marzo. Anche in quella data il Tar proroga con ordinanza la sospensiva a favore della Bindi spa e rimanda la trattazione definitiva al 31 ottobre 2018.
Nel frattempo la Regione ha inviato una prima diffida alla Bindi nel mese di maggio per ottemperare alle prescrizioni della Aua del luglio 2017 in particolare per la parte relativa ai monitiraggi e alle emissioni diffuse nell’area. La Bindi “ comunica, tuttavia, l’intenzione di dotarsi di un sistema di misurazione delle ore funzionamento e propone un progetto di mitigazioni delle emissioni in atmosfera ed acustiche da attuarsi in non meno di 60 giorni in seguito all’ottenimento delle autorizzazioni e permessi del Comune di Scarperia e San Piero”. E siamo al mese di luglio 2018 e la dirigente regionale ritiene “che la Ditta BINDI S.p.A. non abbia provveduto ad ottemperare pienamente a quanto richiesto con la diffida Decreto n. 8423 del 30/05/2018. In particolare:

  • non ha inviato i certificati analitici nei tempi prescritti;
  • non ha provveduto ad eliminare le emissioni diffuse generate durante la movimentazione del prodotto finito non autorizzate. La conclusione del progetto di adeguamento è stimato in almeno 120 gg senza considerare che non sono necessari solo gli adempimenti relativi all’edilizia e ai vincoli paesaggistici: infatti non risulta sia stata presentata istanza di modifica di AUA con relativa VIAc previsionale.”

A supporto di questa decisione ci sono anche i pareri dell’Arpat zona Mugello e quello dei Carabinieri Forestali della stazione di Borgo san lorenzo che in data 2 agosto scrivono “dagli accertamenti condotti è emerso che l’impianto per la produzione di conglomerato bituminoso a caldo utilizzato dalla Ditta Bindi S.p.a. genera significative emissioni diffuse in atmosfera nelle fasi di movimentazione del prodotto finito nonostante il provvedimento di diffida (Decreto Dirigenziale n. 8423 del 30.05.2018) emesso dalla Regione Toscana Direzione Ambiente ed Energia Settore Autorizzazioni Ambientali

Per questi motivi la dirigente ha avviato il procedimento di revoca dell’AUA “per la parte che riguarda l’attività di produzione di conglomerato bituminoso volturato alla ditta BINDI S.p.A.” a cui l’azienda potrà opporsi presentando documentazione entro 30 giorni.

Quindi se non ci saranno nuovi atti l’impianto chiude il 10 o 15 settembre? No in quanto il decreto riguarda solo una delle attività svolte nell’area e non è detto che la Bindi non ricorra nuovamente al Tar che potrebbe unificare le procedure nella seduta del 31 ottobre.
Una situazione assurda in cui i cittadini sono ostaggio della burocrazia senza che si riesca ad intravvedere una soluzione definitiva che dia una risposta alle preoccupazioni di natura ambientale e sanitaria sollevate in questi anni.

Cosa può fare l’amministrazione in queste situazioni complesse? Con il supporto degli organismi di controllo in ambito sanitario anche molto come dimostrano alcune sentenze del Consiglio di Stato del 2013.
Legittimità ordinanza sindacale d’immediata chiusura di impianto e attività pericolosa per la salute.  Spetta al Sindaco, all’uopo ausiliato dalla struttura sanitaria competente, il cui parere tecnico ha funzione consultiva ed endoprocedimentale, la valutazione della tollerabilità, o meno, delle lavorazioni provenienti dalle industrie cosiddette “insalubri”, l’esercizio della cui potestà potendo avvenire in ogni tempo e potendo esplicarsi mediante l’adozione, in via cautelare, di interventi finalizzati ad impedire la continuazione o l’evolversi di attività aventi carattere di pericolosità”.(sentenza 6264 del 27.12.2013 sez V).

Purtroppo in Italia le sentenze non sempre fanno giurisprudenza per cui è comprensibile che si vogliano evitare contenziosi legali che possono durare anni, ma non per questo chi chiede tutela deve essere lasciato nell’incertezza , preso tra l’incudine della burocrazia e il martello delle esigenze di un’attività produttiva complicato anche dal recente passaggio della proprietà dello stabilimento.

Forse una scelta che andava fatta già molti anni fa per impedire che un’industria insalubre venisse di fatto inglobata nel centro abitato. Se il parere negativo riguarderà i bitumi le altre lavorazioni di inerti e calcestruzzo resteranno in attività ?
Una volta capito come andrà a finire la revoca regionale e aspettando il pronunciamento del Tar ,quella della localizzazione sarebbe comunque una discussione da affrontare nuovamente.

Leonardo Romagnoli

22.8.18

Decreto_n.12993_del_10-08-2018

 

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