Lettera aperta di Stefano Piovanelli sui “senza fissa dimora”

piovanelliAl Presidente del Consiglio regionale della Toscana

Eugenio Giani

Ai consiglieri regionali

Fiammetta Capirossi

Andrea Quartini

Paolo Sarti

Vorrei ringraziarvi pubblicamente, per aver reso possibile la presentazione del mio libro “Il valore degli altri”, presso i locali del Consiglio regionale, il 20 giugno scorso. Sapevate che avrei parlato dei diritti dei senza fissa dimora ed avete accettato il confronto. Siete l’unica istituzione pubblica che finora l’abbia fatto. Ricordo che i senza fissa dimora non hanno nessun diritto civile perché sono stati cancellati dagli uffici anagrafe dei comuni, e perché molte amministrazioni comunali rifiutano di reiscriverli, perché non intendono farsi carico dei diritti umani fondamentali di queste persone, ritenuti dei costi.

Poiché alcuni di voi non hanno potuto partecipare al dibattito, per motivi legati agli esiti delle ultime elezioni comunali, vorrei comunque proporvi di prendere in considerazione alcune misure tra quelle che potrebbero aiutare queste persone nel riconoscimento dei loro diritti di cittadini e di esseri umani:

  • avvertire i cittadini che stanno per essere cancellati dagli uffici dello stato civile, e delle relative conseguenze;
  • evitare di cancellare le persone dall’anagrafe sanitaria, in modo che possano essere curati dai medici di medicina generale, potersi sottoporre ad esami e visite specialistiche, essere ricoverati ed anche subire interventi chirurgici senza rischiare di vedersi addebitare gli oneri;
  • far sì che anche i senza fissa dimora possano iscriversi ai centri per l’impiego regionali;
  • assicurare l’assistenza dei servizi di salute mentale a queste persone. Almeno un terzo della popolazione senza fissa dimora soffre infatti di disturbi psichiatrici gravi;
  • consentire la possibilità di curarsi all’interno di strutture legate ai Sert ed alla salute mentale, quali centri diurni, comunità terapeutiche residenziali ecc.;
  • rendere possibile comunque una presa in carico da parte dei servizi sociali territoriali, per interventi di minimo vitale, rendendo così possibile anche la eventuale richiesta di nomina di amministrazioni di sostegno;
  • prevedere il diritto di accesso alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare;
  • poter essere valutati dalle commissioni competenti per il riconoscimento della invalidità civile;
  • rendere possibile il gratuito patrocinio, in caso di vertenza giudiziaria, come è garantito per la legge ai non abbienti e a chi disponga di redditi modesti;
  • poter beneficiare delle pensioni eventualmente maturate;
  • poter disporre di un documento di identità valido.

Alcune delle proposte possono essere impegnative o problematiche da attuare, anche per i limiti delle competenze regionali, ma altre mi sembrano realizzabili.senzatetto

Certamente, sarebbe fondamentale una discussione all’interno dei partiti di provenienza su queste tematiche, per rendere meno sordi una serie di amministratori rispetto a quanto viene negato ai senza fissa dimora. Siamo di fronte alla morte civile di queste persone, perché viene loro disconosciuto il diritto ad avere diritti. Si tratta di un tema a cui dovrebbe essere sensibile qualsiasi parte politica, perché si va ad incidere sui principi su cui si fonda la convivenza civile nel pensiero occidentale.

Giustamente, il consigliere Sarti ha affermato che il valore degli altri costituisce il nodo ed il riferimento della attività politica, cioè dell’azione che segue alla riflessione.

Sarebbe il tempo che si prendessero in considerazione questi problemi, che ci si avvalesse dell’aiuto e della consulenza persone ed istituzioni sicuramente più esperte e preparate di me, per fare qualcosa di buono.

Vi ringrazio per l’attenzione

Stefano Piovanelli

I commenti sono chiusi.