L’accoglienza di profughi e richiedenti asilo in Toscana

migrantiQuasi ottomilacinquencento profughi e richiedenti asilo sono oggi ospiti in Toscana, l’8 per cento di tutta Italia, quanti il Veneto e la Liguria e un po’ meno della Lombardia, che ne ospita il 12 per cento. Con chi è accolto negli Sprar si arriva a poco meno di novemilatrecento persone. All’indomani della giornata internazionale del rifugiato che c’è stata il 20 giugno, l’assessore all’immigrazione fa il punto sulle presenze rispondendo in consiglio regionale ad una richiesta della minoranza.

A fine aprile erano 7499 i migranti in cerca di rifugio o che hanno chiesto asilo ospitati nelle strutture direttamente convenzionate con le prefetture, arrivati dal 2014 in poi. Il nuovo numero, 8430, fotografa la situazione della prima accoglienza al 31 maggio: quasi mille presenze in più in un mese. Sono cresciuti gli ospiti, ma anche le strutture (592, una trentina trenta in più) e i territori comunali coinvolti (206 ad oggi, dei 279 comuni che si contano in tutta la regione). Il modello rimane dunque quello dell’accoglienza diffusa e dei piccoli numeri senza concentrazioni già tenuto a battesimo in Toscana nel 2011, con la prima emergenza nord-Africa. Su questo Regione e associazioni di Comuni non intendono arretrate. “E’ un modello – sottolinea Bugli – che ha molti meriti: garantisce anzitutto una convivenza più dign itosa tra gli ospiti, aiuta l’integrazione, razionalizza le risorse ma riduce anche la pressione sui territori”.lezionemigranti

Agli 8430 vanno poi aggiunti gli 883 ospiti degli Sprar, accoglienze di secondo livello e con percorsi più strutturati che dipendono direttamente dal ministero dell’interno, su progetti presentati di volta in volta da Comuni, Unioni e Società della salute. Rispetto a tre mesi fa, si sono trovati duecento posti in più. La Toscana conta poco più di tre milioni e 750 mila residenti, compresi 395 mila stranieri (dati 2014) con regolare permesso di soggiorno: rumeni anzitutto, poi albanesi, cinesi, marocchini e filippini ai primi cinque posti. I rifugiati complessivamente, conti alla mano, sono di fatto uno ogni 403 residenti.

La situazione finora ha retto, ma con gli sbarchi che sono tornati a farsi fitti, profughi e richiedenti asilo accolti in Toscana rischiano di aumentare ancora. E’ bene attrezzarsi, soprattutto se non ci sarà una ripartizione europea. La Regione, assieme ad Anci, l’associazione dei comuni toscani, ha così proposto a fine maggio un piano operativo in otto punti da affrontare insieme al Governo.

Si parte dal modello di accoglienza diffusa, che va mantenuto. Si passa ai Comuni che ancora non hanno ospitato o ospitano meno di quanto potrebbero, che vanno coinvolti (ma tenendo presente dell’eventuale esistenza sul territorio di Sprar). “Occorre anche favorire la partecipazione dei Comuni ai bandi Sprar del ministero” dice Bugli. C’è poi l’accoglienza in famiglia. “Si potrebbero sperimentare nuove formule – spiega Bugli – , lo scorso autunno in poche settimane al numero dedicato istituito dalla Regione sono arrivate seicento telefonate ed offerte per duecento case e 250 posti. Stiamo ancora attendendo il nullaosta dal Ministero dell’interno”. Ma per l’assessore e l’Anci occorre anche che lo Stato metta a disposizione i suoi immobili inutilizzati, così come hanno fatto Regione Comuni, che si promuovano ulteriori progetti sperimentali per inserire i rifugiati in strutture pubbliche legate alla forestazione e l’agricoltura o in borghi disabitati, da ripopolare. Occorre infine favorire l’integrazione (per chi potrà rimanere) e utilizzare le risorse invece comunitarie appositamente dedicate (come quelle del fondo Fami) per rimpatri volontari assistiti nei confronti di chi in appello si vedrà respingere la richiesta di asilo o permesso umanitario. Il ministero dell’interno presto emanerà un bando ad hoc.VILLA-BROCCHI400

Agli otto punti Bugli ne aggiunge due ulteriori: forme di incentivi e disincentivi per i territori che accolgono profughi e per i territori che non lo fanno e il via libera alla partecipazione a nuovi bandi Sprar anche per quei comuni che ne hanno già attivi.

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