La Formula magica

La Formula magica

Nel corso degli anni l’attività degli enti locali si è sempre più complicata soprattutto per leggi e norme che hanno cercato di limitare che la discrezionalità potesse trasformarsi facilmente in clientelismo oppure potesse dar luogo ad episodi di corruzione. Personalmente ritengo che molti dei provvedimenti adottati in questi anni siano del tutto inutili per raggiungere gli scopi che il legislatore si è prefissato mentre invece complicano notevolmente le procedure amministrative e la gestione quotidiana da parte degli enti locali.
Ne prendo una che conoscono tutti, la certificazione antimafia oggi indispensabile per partecipare a qualsiasi gara pubblica e che viene richiesta alle prefetture dai soggetti che indicono gare o erogano contributi. E’ semplicemente una perdita di tempo, spesso tanto tempo,che non evita l’infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici in quanto nessun mafioso si intesta ovviamente una ditta che partecipa ad una gara pubblica e non sostituisce le necessarie attività investigative di chi è preposto al controllo siano essi carabinieri o guardia di finanza. Stesso discorso si potrebbe fare per i famosi piani anticorruzione che enti e aziende pubbliche devono adottare e che non risultano abbiano mai scongiurato il verificarsi di episodi di compravendita di favori amministrativi.
L’unico criterio che davvero vale è la completa trasparenza e tracciabilità degli atti pubblici che permette il controllo democratico dell’attività dell’amministrazione pubblica . Un processo oggi favorito dalle tecnologie informatiche e da internet e che invece in molti casi lascia molto a desiderare.

Altro argomento molto delicato legato alle gare pubbliche è la famosa clausola del maggior ribasso nell’assegnazione dei lavori tramite gara (in realtà il calcolo è un po’ più complesso) che ha dato luogo spesso a contenziosi legali , a ritardi nella realizzazione delle opere o peggio all’utilizzo di materiali non rispondenti a criteri di stabilità e sicurezza.
Anche Papa Francesco in uno dei suoi discorsi sul lavoro ha criticato questo criterio come causa anche di rapporti di lavoro non rispondenti a criteri di dignità e giusta remunerazione (anche se il durc può essere regolare).
Come conciliare allora la necessità di operare con efficacia , tempestività e trasparenza da parte dell’amministrazione comunale con criteri di pari opportunità di accesso da parte delle aziende?
La gara resta certamente la procedura più corretta, se sfoltita di una serie di inutili appesantimenti burocratici, per individuare il soggetto qualitativamente ed economicamente più appropriato per realizzare una certa opera.

Già oggi però la legislazione nazionale ( che fa riferimento a quella europea) prevede che sotto una certa soglia la pubblica amministrazione possa derogare dall’obbligo della gara.

In questo caso vorrei soffermarmi sui lavori di importo inferiore ai 40.000 euro che secondo il nuovo codice degli appalti possono essere assegnati mediante affidamento diretto anche senza previa consultazione di due o più operatori economici o per i lavori in amministrazione diretta.

Si tratta di una norma che è pensata per velocizzare l’intervento della pubblica amministrazione in situazione di particolare necessità ma che ugualmente lascia qualche perplessità nella sua applicazione.

La formula magica che si ripete in molte delibere e determine è la seguente :
DATO ATTO del disposto del comma 2^, lett. a), dell’art. 36 del D. Lgs. n. 50 del 18.04.2016,come modificato dal D. Lgs. n. 56/2017 cd “decreto correttivo”, il quale stabilisce che le acquisizioni di beni, servizi e lavori inferiori alle soglie comunitari (stabilite dal precedente art. 35) possono essere affidate:
– per affidamenti di importo inferiore a 40.000 euro, mediante affidamento diretto, anche senza previa consultazione di due o più operatori economici o per i lavori in amministrazione diretta…. omissis..”

In questo modo si sceglie direttamente la ditta o il professionista a cui affidare il lavoro motivandolo nell’atto amministrativo.
Il problema si pone quando questa procedura viene adottata come prassi per cui la stessa ditta o professionista può ricevere in uno stesso anno varie assegnazioni che superano abbondantemente la soglia dei famosi 40.000 euro e la discrezionalità, pur motivata , diventa la norma.
Anche in questo caso la creazione di un albo comunale o la richiesta di almeno tre preventivi potrebbe essere un passo verso una maggiore trasparenza tenuto conto che il comma 1 dello stesso articolo 36 recita :
1. L’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di cui all’articolo 35 avvengono nel rispetto dei principi di cui all’articolo 30, comma 1, nonché nel rispetto del principio di rotazione di cui agli articoli 30, comma 1, 34 e 42, nonché del rispetto del principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti e in modo da assicurare l’effettiva possibilità
di partecipazione delle microimprese, piccole e medie imprese.
Il principio rotazione è chiaramente indicato come rotazione degli inviti (e non solo degli affidamenti) dando adeguata informazione e pubblicità sui lavori o gli incarichi che si intendono assegnare.
Sarebbe curioso sapere a quanto ammontano complessivamente lavori e incarichi affidati con questa formula per capire quanto pesano nell’attività di un’amministrazione e controllare se l’eventuale ripetersi degli stessi beneficiari non nasconda dei favoritismi. Un lavoro che potrebbero svolgere i consiglieri comunali visti i loro compiti di controllo e indirizzo.

Leonardo Romagnoli

13.3.18

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