Intervista sul lupo al Prof. Chelazzi

INTERVISTA al PROF. CHELAZZI

Attenzione a gridare “al lupo al lupo!”. Guido Chelazzi, professore di ecologia e presidente dei Musei di Storia Naturale dell’Univerrsità di Firenze è da anni orgoglioso mugellano adottivo e, come dice lui stesso, “innamorato di questo territorio che ho scelto come dimora”. Chelazzi non ci sta alla drammatizzazione del problema lupo che risuona anche in Mugello, nell’ambito della discussione in atto a livello regionale e nazionale.

Cosa c’è professor Chelazzi che non va?

Credo che le prese di posizione emotive che utilizzano singoli episodi per creare un clima di paura e risentimento contro il lupo non siano né giustificate né produttive. Un po’ come accadeva nel passato, si rischia oggi di generare mostri e fobie, leggende che poi finiamo per considerare vere in modo acritico e irrazionale. Ma in questa come in altre cose l’emotività non serve, anzi può essere dannosa. Meglio cercare di inquadrare il fenomeno sulla base di fondate e solide informazioni e agire con razionalità e buon senso.

In che senso?

Ho letto di “emergenza lupo”, di pericolosa crescita demografica, di necessità di campagne di abbattimento, di gravi danni all’economia. Insomma di una situazione preoccupante e che sembra stia per sfuggire di mano. Non è così. E’ vero che in Italia le popolazioni del lupo hanno avuto nei tempi recenti una “espansione demica” cioè un relativo incremento demografico con conseguente espansione territoriale. Lungo l’intera dorsale appenninica sono attualmente stimati fra mille e duemila lupi. L’espansione è dovuta a un insieme di fattori fra i quali l’abbandono delle aree rurali e boschive da parte dell’uomo, l’aumento delle prede potenziali del lupo, come caprioli e cinghiali, e anche l’azione di contrasto al bracconaggio. Quello che accade in Mugello, dove probabilmente si è installato qualche piccolo nucleo familiare molto mobile, va inquadrato in questo scenario più vasto che non è una esplosione demografica, ma un’inversione di tendenza e semmai un ritorno a dimensioni fisiologiche delle popolazioni di lupo in Italia.

Cosa fare allora?

Premesso che l’agricoltura e l’allevamento di alta qualità sono ovviamente un bene prezioso del nostro territorio, che va tutelato, va anche riconosciuto che l’incidenza dell’attività predatoria del lupo è evidentemente marginale rispetto ad altre fonti di rischio per queste attività produttive. Senza disconoscere le comprensibili preoccupazioni di singoli allevatori, che hanno diritto a forme di risarcimento qualora sia dimostrata la responsabilità dei lupi nell’uccisione di un capo di bestiame, occorre credere in un lavoro integrato tra le parti (allevatori, agricoltori, forze dell’ordine, enti preposti alla salvaguardia del territorio, esperti, associazioni di appassionati difensori dell’ambiente) per proteggere gli allevamenti senza sterilizzare il territorio da un elemento importante del suo profilo bio-naturalistico. Va capito che il territorio è anche patrimonio paesaggistico, naturalistico e archeologico, e che queste varie parti non conflittano fra loro ma devono essere tutte valorizzate e armonizzate. Non si tratta di “poesia”, ma di economia intelligente e a tutto tondo.

Anche perché si rischia di creare anche un effetto opposto.

Il Mugello ha ancora una fama di territorio vero, e perché no anche un po’ “duro”, che può essere elemento distintivo, qualificante e attraente. I boschi e la loro fauna sono un aspetto significativo di questo straordinario sistema ambientale, in parte ancora aspro e in parte addomesticato dal creativo lavoro secolare dell’uomo, che oggi continua con tanta imprenditoria agricola e zootecnica coraggiosa e moderna. La montagna e il bosco con le loro componeti faunistiche formano, insieme alle aree agricole mugellane, un complesso unico e attraente da conservare e promuovere. La presenza del lupo, come quella di altri elementi naturali, può allora divenire, rispetto ad altri territori, una sorta di “bollino” di qualità dell’ambiente e di conseguenza della qualità dei suoi prodotti. Farsi promotori di crociate contro il lupo non credo che alla lunga gioverebbe all’immagine e all’economia del nostro meraviglioso territorio.

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