In Mugello si possono allevare anche gli Yak

Chi vuole allevare gli Yak in Mugello?

In queste settimane ho avuto modo di intervenire diverse volte sulla discussione in atto sul Pit della Regione Toscana che dovrà passare all’approvazione definitiva del Consiglio Regionale dopo l’adozione avvenuta nel mese di luglio. Ritengo che gran parte delle polemiche sollevate siano strumentali e non rispettino i reali contenuti del Piano come è stato giustamente sottolineato anche da numerosi docenti universitari. Non a caso al momento dell’adozione non si sono notati in consiglio regionale e tra le associazioni obiezioni forti pur essendo il piano già definito e discusso da molti mesi.
Come ho già scritto ritengo che l’obiettivo delle critiche non siano tanto alcuni aspetti dell’elaborato regionale, compreso quello sulla viticoltura, ma il Piano nel suo complesso e soprattutto le indicazioni in esso contenute sulle attività estrattive, le edificazioni in aree extraurbane e il contenimento delle aree industriali a tutela proprio dello spazio agricolo. Infatti c’è chi cerca ormai apertamente di evitare la votazione per rimandare il tutto alla nuova legislazione e al nuovo consiglio dopo le elezioni del marzo 2015 (possibilmente con un altro assessore) per svuotare il piano dei suoi contenuti. Rossi ha detto che se il Pit non viene approvato ritirerà la sua candidatura a dimostrazione di una scelta politica forte che chiama in causa prioritariamente politici e amministratori del centrosinistra. Questo non significa che non si possano apportare delle modifiche limando alcuni tecnicismi ma senza stravolgere l’impianto di un lavoro che non è forzato definire “storico” per il territorio e il paesaggio toscano.
Ci sono poi critiche che sfiorano il ridicolo con il solo scopo di alimentare inutili allarmismi per raccogliere qualche voto in vista delle elezioni regionali come quel consigliere che afferma che “ se questo piano viene approvato così come è ora l’agricoltura e l’allevamento in Mugello torneranno indietro : si dovranno abbandonare razze e colture introdotte negli ultimi anni e tornare a produzioni autoctone, vuol dire che si dovrà reintrodurre la razza chianina invece della limousine che da qualche decennio ha fatto rinascere l’allevamento da carne in Mugello e che si è adattata perfettamente al territorio e ai pascoli della vallata. Vuol dire che non sarà più agevolato l’impianto di nuovi vitigni, diversi da quelli del Chianti e che hanno finalmente consentito ad alcuni vini prodotti nel Mugello di essere venduti e apprezzati all’estero”.aberdeenangus toro
Queste affermazioni  non sono solo delle sciocchezze ( vitigni diversi da quelli del Chianti?????) ma sono non vere, frutto di una lettura ,ad essere benevoli, superficiale. Il piano per il Mugello consiglia invece proprio il recupero dei pascoli e delle zone collinari e non vieta proprio niente, se un agricoltore vuole potrà allevare anche l’Angus o lo Yak tibetano, così come non ci sono divieti riguardanti i tipi di uva , in Mugello si potrà continuare a produrre Pinot Nero, il cabernet, il merlot o il vitigno che preferiscono. E per fare la loro attività continueranno ad usufruire dei finanziamenti regionali e comunitari previsti dal Piano regionale di Sviluppo che proprio a zootecnia e viticoltura dedica un’attenzione particolare.
Da dove nasce allora l’equivoco (se così lo vogliamo chiamare)? A pagina 58 della parte dedicata al Mugello (che comprende anche la Valdisieve) tra gli obiettivi di qualità e le direttive vi è quello di arginare i processi di abbandono delle attività agrosilvopastorali tutelando la maglia agraria, favorendo la conservazione delle colture di impronta tradizionale (oliveti e vigneti), favorendo il recupero della coltura tradizionale del castagno e “ favorendo la riattivazione delle economie agrosilvopastorali, la diffusione delle razze autoctone e la promozione dei prodotti derivati, il recupero delle colture tradizionali e la diffusione delle colture biologiche, la promozione dell’offerta turistica e agrituristica…”. Dove sta scritto che è vietato allevare la Limousine? Il riferimento alle razze autoctone è quasi un obbligo visto che esiste una legge della Regione, votata dal consiglio regionale, che tutela le razze toscane e stanzia a questo scopo fondi specifici, è una legge che esiste da anni ma non per questo tutti si sono messi ad allevare Calvana o Garfagnina e neppure la Chianina .yak 2
Molto carino il riferimento alla patata introdotta nel 1600 e diventata simbolo della gastronomia mugellana, ormai che c’era poteva dire anche del mais e perché no del cipresso, icona della toscanità nel mondo ma di origini mediorientali. Molti agricoltori vorrebbero poter coltivare la soia ma non è il Pit a vietarlo ma la morfologia del Mugello. Per restare alle battute, secondo quanto dice il consigliere, potrebbero nascere nuove professioni come lo sbianchettatore di Limousine o lo smacchiatore di Frisone. Per il Mugello e per gli allevatori  ci sono adesso questioni molto più importanti come il futuro della Mukki dove il ruolo della Regione è e sarà decisivo e il dibattito invece non scalda i cuori dei consiglieri regionali, a parte gli interventi dell’ex presidente della Centrale Bambagioni.
Il Pit non entra nel merito delle colture o delle razze da allevare ma invita al rispetto della biodiversità e consiglia metodi colturali che garantiscano la funzionalità “del sistema di regimazione idraulico – agraria in coerenza con il contesto paesaggistico” favorendo “ il contenimento dei fenomeni erosivi”. Sbagliato? Non credo.

Leonardo Romagnoli
25.10.14

PS

Per permettere a tutti di verificare quanto è scritto sul Pit in relazione al Mugello allego la parte dell’elaborato così come compare sul sito della Regione

Ambito07 Mugello

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