Il futuro della Mukki

Futuro Mukki: Pistoia vende, Firenze alleggerirà le quote “senza svendere”

sereni

Se Pistoia accelera, Firenze frena. Il tema ha un titolo preciso: il futuro della Mukki, la Centrale del Latte toscana. I sottotitoli sono due: il nodo della partecipate e la nuova legge di stabilità. E un fatto, annunciato già dai primi di ottobre, che oggi ha preso la consistenza del granito: il Comune di Pistoia cederà il proprio 18,416% del capitale societario; in tutto 4.564.544 azioni (con la torta societaria che si completa con il 42,858% delle azioni in mano al Comune di Firenze, il 23,892% di FidiToscana, l’8,069%, della Camera di Commercio Firenze, il 6,759% tra Comune di Livorno, Area Livornese nonché e Provincia di Livorno).

Da Palazzo degli Anziani, infatti, è stato lanciato formalmente un avviso pubblico che consiste in un’indagine preliminare- aperta fino alle 13 del primo dicembre- volta a verificare se vi siano acquirenti, dopodiché si procederà alla vendita tramite un bando pubblico. Intanto Firenze osserva, temporeggia e non scopre le carte. “Ci sono strade che stiamo immaginando di percorrere, ma solo per rafforzare e consolidare la società”, rileva alla Dire l’assessore al bilancio di Palazzo Vecchio, Lorenzo Perra.

Non è un mistero tuttavia che sulla Mukki la discussione in Giunta sia aperta, anche perché la bozza della nuova legge di stabilità pare conferirà agli enti locali il compito di redigere la black-list delle partecipate entro il 31 marzo 2015, con susseguente fuoriuscita entro la fine dell’anno prossimo: “Sì, il dibattito è aperto- continua Perra- ma attualmente non esistono norme che impongano la vendita su partecipazioni strategiche. In questo momento vige un comma della legge di stabilità dello scorso anno, il 569, che prevede che le partecipazioni delle società non strategiche debbano essere alienate. Dagli atti del Comune di Firenze, la Mukki è una società strategica, visto che non mettiamo una lira e da cui traiamo degli utili”. Anche se, precisa, “a noi non dispiacerebbe se lo Stato distinguesse tra le società in perdita, inutili, che gravano sulla finanza pubblica, da quelle virtuose”.emilio sererni

Quindi il Comune di Firenze si terrà stretto il suo 42% azionario? “Nel lungo periodo ci potrà essere un alleggerimento della presenza pubblica”, tuttavia, confida l’assessore, questa attenuazione di quote sarà “strettamente vincolato” su tre principi: “Primo, non abbiamo nessuna intenzione di svendere. Secondo: non venderemo parte della società a chi poi licenzierà le persone. Questo è un elemento peculiare: la Centrale del Latte dà lavoro tra interni e indotto a quasi 200 persone. Vendere a potenziali compratori interessati solo al marchio e non allo stabilimento, non ci interessa”. E il terzo paletto? “Riguarda la filiera agroalimentare toscana: non siamo disposti a cedere il brand senza la salvaguardia dei produttori toscani, in questo caso, in ottica Città metropolitana, gli allevatori del Mugello”.

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Anche Pistoia, ipotizza l’assessore Perra, “alla luce dell’imminente verifica di mercato, non credo sia del tutto disinteressata a queste tre clausole. Anche se capisco le sensibilità diverse, visto che il grosso del livello occupazionale della Mukki gravita su Firenze”. C’è chi dice che la vendita delle quote pistoiesi rappresenti la porta per l’ingresso di Granarolo dentro Mukki. Lo crede anche lei? “Granarolo non è l’unico operatore, soprattutto in presenza di una gara pubblica. Granarolo non è l’unico operatore italiano”. (Agenzia Dire)

 

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