Il consumo di suolo in Mugello e Valdisieve

Il consumo di suolo in Mugello e Valdisieve

Ogni anno l’Ispra pubblica un rapporto sul consumo di suolo in Italia e il quadro che emerge è quello di un paese che, in alcuni territori, nel corso degli ultimi 30/40 anni ha cementificato in modo irresponsabile con conseguenze disastrose per l’assetto idrogelogico. Situazione aggravata dall’avvento sempre più frequente di eventi meteo estremi con concentrazione in periodi brevi di consistenti livelli di piovosità.

L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici, minaccia la biodiversità, provoca la perdita di terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale (Commissione Europea, 2012). La copertura con materiali impermeabili è probabilmente l’uso più impattante che si può fare della risorsa suolo poiché ne determina la perdita totale o una compromissione della sua funzionalità tale da limitare/inibire il suo insostituibile ruolo nel ciclo degli elementi nutritivi. Le funzioni produttive dei suoli sono, pertanto, inevitabilmente perse, così come la loro possibilità di assorbire CO2, di fornire supporto e sostentamento per la componente biotica dell’ecosistema, di garantire la biodiversità e, spesso, la fruizione sociale. L’impermeabilizzazione deve essere, per tali ragioni, intesa come un costo ambientale, risultato di una diffusione indiscriminata delle tipologie artificiali di uso del suolo che porta al degrado delle funzioni ecosistemiche e all’alterazione dell’equilibrio ecologico (Commissione Europea, 2013).

L’Europa ha chiesto al nostro paese di azzerare il consumo di suolo entro il 2050 evitando l’impermeabilizzazione di aree agricole ed aree aperte ed eventualmente di compensarla con la rinaturalizzazione di altri terreni. Anche il Parlamento italiano si è mosso in questa direzione ma con troppe eccezioni che rischiano di rendere inefficace il provvedimento ancora da approvare. In Toscana la nuova legge urbanistica si pone come obiettivo il consumo zero favorendo il recupero di zone degradate all’interno dei perimetri urbani.

Una valutazione degli scenari di trasformazione del territorio italiano, in termini di nuovo consumo di suolo, porta a stimare, in caso di interventi normativi significativi e azioni conseguenti che possano portare a una progressiva e lineare riduzione della velocità di cambiamento dell’uso del suolo, in 1.635 km2 di nuovo suolo perso tra il 2016 e il 2050, anno in cui dovremo, necessariamente, azzerare il nuovo consumo di suolo. Se, invece, mantenessimo la velocità registrata nel corso dell’ultimo anno, velocità peraltro piuttosto bassa a causa della crisi economica, perderemmo ulteriori 3.270 km2 entro il 2050. Arriveremmo a 7.285 e 8.326 km2 nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità del consumo di suolo a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni.(ispra).
L’impatto economico del consumo di suolo in Italia varia tra i 625,5 e i 907,9 milioni di euro l’anno, pari ad un costo compreso tra 30.591 e 44.400 euro per ogni ettaro di suolo consumato. Relativamente alla ripartizione di tali costi, si evidenzia come il contributo maggiore sia da attribuire alla produzione agricola, che incide per il 45% nel caso del massimo del range dei valori considerati, alla protezione dell’erosione (20%), al sequestro del carbonio (14%) e all’infiltrazione dell’acqua (14%). In estrema sintesi si può affermare come il consumo di suolo agroforestale e rurale avvenga a discapito delle principali funzioni che la stessa scienza economica assegna all’ambiente: produzione di beni e materie prime (che, in questo caso, assolvono bisogni primari come acqua e cibo) e assorbimento degli scarti della produzione umana (in questo caso la CO2 derivante dai processi produttivi).(AAVV)

Il suolo è una risorsa non rinnovabile per cui dovrebbe essere nell’interesse comune salvaguardarne la funzione ecologica e produttiva. Mentre il consumo di suolo impoverisce la collettività, la sua tutela può stimolare nuove opportunità economiche anche sotto il profilo edilizio.

In questo scenario, rimango convinto di quattro necessità. La prima: la vera chance per innescare una rigenerazione dei tessuti urbani è, oggi, quella che non si sta provando da tempo, ovvero bloccare, subito, tutto il consumo di suolo in qualsiasi forma esso si trovi, al fine di orientare il mercato a lavorare sul patrimonio esistente (diversamente gli operatori cercheranno di urbanizzare aree libere dove il loro rischio è minore e il guadagno finanziario maggiore). La seconda è obbligare comuni, province e regioni a dire ai cittadini quanti volumi vuoti e dismessi ci sono prima di considerare qualsiasi sviluppo. La terza, occorrono dispositivi uniformi altrimenti il mercato andrà ad agire nelle parti molli del sistema vanificando gli sforzi dei più virtuosi o tenterà di convincere in tutti i modi le zone ad alta redditività (Milano, Roma, Firenze…) a continuare a consumare suolo, sbilanciando sempre più il Paese. La quarta è culturale: va spiegato ai cittadini cosa è il suolo dicendo loro che è una risorsa ecologica non rinnovabile e non dominabile solo dalle politiche locali; che senza suolo non c’è cibo condizionando sempre più il Paese sul piano internazionale; che consumare suolo significa aumentare la spesa pubblica e le disuguaglianze. Dall’altra parte occorre mettere la politica e i decisori (inclusi gli urbanisti) di fronte alla loro responsabilità, perché sono loro a decidere e gli altri a pagare, domani mattina, il prezzo di quelle decisioni. (P.Pileri)

La Toscana dagli anni 60 è stata uno dei territori dove la cementificazione e il consumo di suolo sono stati più spinti , in particolare lungo la dorsale FI-PI-LI, eppure presenta ancora oggi aspetti contradditori . La superficie “consumata” è il 7,1% in una regione dove negli ultimi 40 anni sono aumentate le aree boscate che sono oltre il 50% della superficie regionale.

Il fatto che complessivamente la “copertura del suolo” evidenzi molte aree verdi (latigogle e conifere), non rappresenta una controtendenza che compensa il “consumo di suolo”, bensì l’erosione delle campagne che costituivano parte integrante dei paesaggi urbani – dove risparmiate dall’edificazione – dall’avanzata della boscaglia sui terreni abbandonati. Particolarmente in alta collina e bassa montagna consumo di suolo e abbandono dei terreni agricoli costituiscono in molti casi due dinamiche che si accompagnano.(A.Marson)

Questo significa che nelle aree pianeggianti del territorio la perdita di suolo è stata impressionante, ad esempio a Firenze il suolo consumato corrisponde al 41,85% della superficie comunale a Campi Bisenzio al 31,39%.

Nel complesso, i dati regionali relativi alla Toscana evidenziano come il consumo di suolo, pur in una fase di conclamata e non risolta crisi edilizia, continui comunque a prodursi. Ancorché ascrivibile in larga misura a previsioni urbanistiche vigenti che fanno ancora riferimento a un mercato che più non c’è, non ancora adeguate ai dispositivi normativi più recenti finalizzati a ridurre quanto più possibile il consumo di nuovi suoli e ad assicurare la congruità paesaggistica delle trasformazioni (il combinato/disposto fra la LR 65/2014 e il Piano paesaggistico regionale), riflette un approccio alle pratiche nei fatti ancora da migliorare.(idem)

La situazione del Mugello Valdisieve come si presenta?

Il consumo di suolo varia dal 2,7% fino a un massimo dell’8,1%. In alcuni casi, come i comuni di Barberino e Firenzuola, l’incidenza degli incrementi degli ultimi anni è dovuto essenzialmente al completamento di lavori infrastrutturali molto impattanti per il territorio come la variante di valico e la terza corsia .

Questi i numeri al 2016 : Barberino 6,4%, Borgo san lorenzo 4,8%, Firenzuola 4,1%,Dicomano 4,2%, Vicchio 3,6%, Scarperia e San Piero 5,9%, Marradi 3,1%, Palazzuolo 2,8%, Vaglia 5,3%, Londa 4,05%, San Godenzo 2,7%, Rufina 7,0%, Pelago 8,1%, Pontassieve 6,2%.

Possono sembrare numeri molto contenuti ma va tenuto conto che si tratta di territori in gran parte montani. In termini numerici il 4,10% di Firenzuola corrisponde a quasi 12 Kmq eil 4,8% di Borgo a 7 Kmq (per dare un’immagine sono oltre 700 campi sportivi di cemento e asfalto).
Un dato curioso tra 2015 e 2016, secondo quanto riportato da Ispra, riguarda il comune di Marradi che , in Toscana, occupa il primo posto per incremento di consumo di suolo tra 2015 e 2016 con +3,7% che valgono anche il primo posto per consumo pro capite che è di 72 mq anno per abitante.
Al 2016 il consumo di suolo in Mugello(compreso Vaglia) ammonta a 51 kmq su una superficie di quasi 1200 kmq mentre in Valdisieve è 19,7 kmq. Mugello e Valdisieve insieme hanno consumato meno territorio di Firenze, Campi, Sesto e Scandicci che insieme occupano una superficie di poco superiore a 238 Kmq (meno del solo comune di Firenzuola e la metà quasi di Borgo , Vicchio e Marradi messi insieme).
Un motivo in più per porre il consumo zero di suolo come un obiettivo di fondamentale importanza per il futuro del territorio del Mugello e Valdisieve e per la sua valorizzazione come area agricola con produzioni di qualità

Leonardo Romagnoli

11.7.17

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