Greenpeace protesta a Monte Morello

firenze_monte_morello_greenpeace_protesta_2016_02_07Attivisti di Greenpeace anche nudi sul Monte Morello, alle spalle di Firenze, per protestare contro la “presenza di sostanze chimiche pericolose e persistenti, dannose per la salute e l’ambiente, nei prodotti dei maggiori marchi del settore outdoor”, trovate in gran parte dell’abbigliamento tecnico, sportivo e da montagna (abiti, scarpe, tende, zaini, corde e sacchi a pelo) testato dall’associazione ambientalista. Iniziative analoghe ci sono state in Toscana sulla falesia di Vecchiano e in altre località italiane, da Nord a Sud, e seguono quanto realizzato in 19 Paesi, dall’Australia alla Cina, dalla Germania alla Slovenia. Sul Monte Morello gli attivisti si sono recati sul versante di località Fonte dei Seppi. Greenpeace ha voluto così denunciare che alcuni marchi di materiale da montagna o per sport e attività all’aria aperta “continuano a usare sostanze Pfc per impermeabilizzare i loro prodotti nonostante si dichiarino a parole sostenibili e amanti della natura”. “I Pfc – si spiega ancora – sono composti chimici che non esistono in natura e, una volta immessi nell’ambiente, possono diffondersi ovunque inquinando le aree più remote del pianeta accumulandosi nei tessuti degli animali e persino nel sangue umano”. “Queste sostanze – afferma Giuseppe Ungherese, campagna inquinamento di Greenpeace Italia – possono causare seri danni al sistema riproduttivo e ormonale, oltre ad essere collegati a numerose malattie gravi come il cancro. Piuttosto che andare in montagna con abbigliamento contenente Pfc, abbiamo deciso di vestirci in modo insolito o proprio di non vestirci per far riflettere gli appassionati di montagna e sport all’aria aperta ma anche i marchi più popolari del settore sulla necessità di non usare sostanze pericolose”. Greenpeace ha analizzato 40 prodotti. Solo in quattro (il 10 per cento quindi) non sono stati rilevati Pfc, indicando che è possibile produrre abbigliamento impermeabile non utilizzando sostanze chimiche così pericolose. “È paradossale – spiega Greenpeace – che quando indossiamo l’abbigliamento per le nostre attività in mezzo alla natura contribuiamo a contaminarla con sostanze pericolose”.

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