Grandi opere, grandi interessi e poco lavoro

Grandi opere, grandi interessi e poco lavoro

Solo qualche giorno fa l’organo ufficiale degli imprenditori fiorentini ci ricordava in tono minaccioso che la “paralisi “ sulle grandi opere ci starebbe costando centinaia di milioni di euro.

Perfino gli imprenditori fiorentini hanno organizzato qualche mese fa una manifestazione con tanto di striscioni per chiedere lo sviluppo dell’aeroporto di Peretola , iniziativa che sarebbe stata auspicabile anche quando i loro colleghi non hanno esitato a lasciare sul lastrico centinaia di lavoratori per discutibili scelte aziendali.

Quindi via con il nuovo aeroporto di Firenze, con la stazione il sottoattraversamento di Firenze dell’AV, con l’inceneritore di Case Passerini e con l’autostrada tirrenica, una valanga di miliardi di soldi in gran parte pubblici per opere di cui non si deve discutere l’utilità. Nell’elenco chissà perché mancava il nuovo stadio della Fiorentina anche questo in zona Castello.

Una valanga di soldi e una valanga di cemento senza nessuna logica di programmazione territoriale e in barba alla tanto decantata normativa contro il consumo di suolo.

Anche le giustificazioni economiche lasciano a dir poco perplessi , cosa significa che “ nel costruire un’opera un milione investito genera 1,2 milioni di pil, di cui 800.000 restano in Toscana, e 22 occupati , dei quali 15 nella nostra regione”?
Si potrebbe anche dire che 1 milione di fondi pubblici investiti contro la povertà ne genera 1,5 di Pil, creando anche più dei 22 posti di lavoro, ma dato che non finiscono in tasca alle imprese di costruzione non interessano a certi organi di stampa.
Non è solo investendo in grandi opere che si creano ricchezza e posti di lavoro ma anche nella salvaguardia del territorio, nell’agricoltura biologica, nel turismo , nell’artigianato, nelle start up e nell’innovazione tecnologica. Un euro investito in cultura ne genera 1,8, 1 euro investito nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate ne genera 1,92 e addirittura 1 euro investito in sanità ne genera 3,1 ( da questo si deduce che tagliare in questi settori, come purtroppo avviene, è contro ogni logica economica).

Gran parte di queste opere (aeropoerto, inceneritore, tunnel e stadio) sono concentrate in un’area territoriale ben delimitata che già vive un carico urbanistico e ambientale insostenibile. Una cementificazione che in alcuni casi supera il 50% del territorio.
Le valutazioni di impatto ambientale fatte per singole opere lasciano abbastanza perplessi mentre sarebbe stata necessaria un’analisi che partendo da quello che già c’è includesse i lavori e il completamento della terza corsia autostradale, l’inceneritore, l’aeroporto, il sottoattraversamento ferroviario , il potenziamento della A 11 e il nuovo stadio. E’ tutto compatibile e sostenibile con qualche prescrizione?
Chi ha vissuto l’esperienza della VIA sull’ alta velocità Firenze – Bologna sa che troppo spesso in Italia certe procedure, pur nell’onesto lavoro di tanti tecnici, finiscono solo per essere giustificative di scelte già fatte. L’allora parere sull’AV avrebbe dovuto portare ad una revisione profonda del progetto e soprattutto ad una valutazione comprensiva dei nodi urbani che invece non era stata neppure affrontata pur essendo quello , i nodi, il problema principale del trasporto ferroviario del nostro paese.

Anche la Via sull’aeroporto di Peretola è zeppa di prescrizioni (ben 142!) ,anche di una certa consistenza ,che dovrebbero indurre ad una più attenta valutazione del progetto. Ma si sa , come è avvenuto per l’AV, intanto si parte con i cantieri poi si vedrà.
Perchè non pensare invece la Toscana come fosse una grande metropoli e quindi iniziare a valutare le infrastrutture in quest’ottica per capire quello che davvero è necessario al di là del campanilismo e degli appetiti delle singole amministrazioni e organizzazioni imprenditoriali.
In questo non c’entra niente la solita accusa di NIMBY rivolta ai critici di certe opere, perchè è NIMBY anche l’atteggiamento di molti dei fautori che sanno benissimo che non saranno toccati dagli eventuali effetti negativi di tali interventi che avvengono lontano dal loro luogo di vita.
In questa vicenda è parso davvero fuori luogo il ricatto del presidente della Camera di Commercio di Firenze che ha legato l’investimento sul polo espositivo della Fortezza a quello sull’aeroporto come se già oggi il capoluogo toscano non fosse un luogo di attrazione molto forte( la sola città di Firenze ha superato i 10 milioni di pernottamenti ufficiali nel 2017 con una crescita degli arrivi del 6,7% e delle presenze del 7,4%). Questo atteggiamento avrebbe meritato un’adeguata risposta istituzionale della Regione che invece non mi risulta ci sia stata.

Nel caso degli aeroporti sarebbe logico pensare ad una rete formata da Pisa, Firenze e Bologna collegate da trasporti ferroviari frequenti e veloci (in gran parte già esistenti) e con target turistici e commerciali anche diversi. Ne trarrebbero vantaggio coloro che arrivano con l’aereo ma anche coloro che utilizzano il treno per i propri spostamenti quotidiani, come avviene in molte zone del mondo. Ci sarebbero meno soldi da investire ma sicuramente i vantaggi , anche ambientali, sarebbero maggiori.

Il presidente Rossi si è detto critico sull’ipotesi inceneritore ma anche in questo caso quale analisi è stata fatta delle necessità impiantistiche della Toscana o dell’Ato centro? Solo ora la regione ha chiesto un rapporto sulle cubature disponibili nelle discariche regionali per arrivare al 2021 al 70% di raccolta differenziata. Se ogni Ato deve essere autosufficiente l’impianto di incenerimento previsto a Case Passerini è indispensabile? Se la raccolta differenziata supera l’80% tale impianto non risulterebbe sovradimensionato e quindi costretto a importare rifiuti da fuori regione? ( è un dubbio che è venuto anche ai danesi che di impianti ne hanno ben 28 e stanno importando rifiuti da mezza europa) Ma allora l’impianto ha una valenza ambientale oppure meramente economica? Ricordiamo che solo qualche anno fa si riteneva indispensabile il termovalorizzatore di Selvapiana che è stato definitivamente cancellato dalla programmazione regionale con il consenso di tutti.

Una volta che ci si è posto un obiettivo (raccolte differenziate all’80%) si deve capire se le infrastrutture oggi presenti in Toscana sono sufficienti allo scopo, se esiste un tessuto industriale capace di utilizzare il materiale recuperato, e operare di conseguenza tenendo presente che l’incenerimento ( con recupero di energia) sarà comunque residuale anche se obbligatorio per i rifiuti sanitari. Non si fa un’opera che potrebbe risultare inutile o sovradimensionata solo per paura di pagare qualche penale. E’ più corretto politicamente e amministrativamente riconoscere che la situazione sta cambiando e che si vuole perseguire con convinzione la strada della sostenibilità a partire da una riduzione della produzione di rifiuti urbani e speciali.

I progetti di sottoattraversamento ferroviario di Firenze datano dagli anni 60 e anche nella fase di discussione dei primi anni 90 sull’alta velocità si tornò a parlarne per ribadire la centralità di Santa Maria Novella ottenendo anche la modifica del primo progetto che prevedeva invece lo spostamento dell’AV su Campo di Marte. Allora molti si vede che dormivano, ma ciò non toglie che potessero benissimo essere prese in considerazioni progettazioni di superficie se in grado di ottenere lo stesso risultato di liberare binari per il trasporto locale ribadendo la centralità della stazione di Michelucci per collegare la rete regionale al nuovo trasporto veloce nazionale.

Per concludere veniamo al nuovo stadio della Fiorentina nella zona di Castello. Già in quest’area si è fatta un’opera inutile come la mega scuola per marescialli dei Carabinieri lavori assegnati nel 2001 per 190 milioni e alla fine costata circa 500 milioni e inaugurata nel 2016 con strascichi giudiziari della famosa “cricca “ Balducci – De Santis che controllava le opere pubbliche.

Lo stadio è davvero necessario? Come investimento finanziario della Fiorentina e dei Della Valle sicuramente, ma per il comune? Cosa succederà alla stadio realizzato da Pierluigi Nervi all’inizio degli anni 30? Perchè non provare , soprintendenza permettendo, a realizzare uno stadio moderno sfruttando la struttura esistente? Magari un project financing con la società Viola se il comune non si sente di fare l’investimento. Resterebbe una grande struttura sportiva in un’area urbana servita anche da una stazione ferroviaria, un modo per coniugare nuove esigenze di spettacolo con la salvaguardia di un impianto sportivo che ha fatto la storia di Firenze.
Un’ultima annotazione su un argomento sempre molto importante per chi propone questi investimenti : la creazione di lavoro. Ebbene la stessa quantità di denaro investita in qualsiasi altro settore sarebbe capace di produrre il doppio degli occupati.
Per le opere fiorentine si parla di 22 occupati per ogni milione investito, in totale, al netto di eventuale aggiornamenti in corso d’opera, sarebbero 360 milioni per Peretola, 700 milioni per l’Alta velcità e 135 milioni per l’inceneritore , totale 1 miliardo e 195 milioni di euro che moltiplicati per 22 darebbero 26.290 posti lavoro che però vanno divisi per i 4 anni di lavori e quindi gli occupati veri sono 6.570 . Compresi quelli dell’indotto altrimenti i conti non tornano.

Basti pensare che nella realizzazione dell’alta velocità tra Bologna e Firenze, costata alla fine dei salmi oltre 6 miliardi di euro, hanno lavorato poco più di 2000 operai tra dipendenti Cavet e di altre ditte. Se si pensa all’occupazione i soldi spesi in grandi opere sono proprio spesi male. Con la stessa cifra si potrebbe concedere il famoso reddito minimo di 780 euro mensili a 120.000 persone per 6 anni e ne guadagnerebbe di più anche il nostro asfittico mercato interno.

Leonardo romagnoli

29.3.18

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