Chiude la Casa d’Accoglienza di Scarperia

Dalla metà di questo mese di maggio la Casa di Accoglienza di Scarperia ha definitivamente chiuso le proprie porte. La Casa fu aperta nel 1993 per volontà del parroco di allora, don Tommaso Pizzilli, e in 26 anni di attività ha accolto più di cento persone fra donne e minori sia nella sede originaria, presso la Parrocchia, sia nell’appartamento che da quasi dieci anni a questa parte è stato messo gratuitamente a disposizione da me e dalla mia famiglia. Non è mancata mai sinergia attorno alla Casa: ci è sempre stata vicina nel tempo una decina di volontari e siamo stati spalleggiati in mille occasioni dall’associazionismo mugellano, da semplici e generosi cittadini di ogni età e dalla Parrocchia, che anche quando ha smesso di concederci i locali ha comunque provveduto a pagare le utenze della Casa. È in forza di questa duratura sinergia che tutte le persone che sono state ospitate, italiani e stranieri indifferentemente, hanno trovato temporaneo sollievo, protezione, sostegno e occasioni per riprendere la strada in autonomia. Agli enti pubblici non è stato mai chiesta una lira o un euro: le somme, sempre più ridotte nel tempo, che sono state erogate a chi ne aveva diritto sono sempre e solo andate agli ospiti, perché li utilizzassero per le proprie necessità e li mettessero da parte, quando possibile, per sostenere i propri progetti futuri. Gli enti pubblici alla Casa però hanno sempre chiesto molto. Non c’è Comune del Mugello centrale che non si sia rivolto alla Casa per situazioni di emergenza: ci hanno interpellato assistenti sociali, funzionari, consiglieri comunali e assessori tampinati in ufficio dalle insistenze di chi aveva bisogno di un tetto per sfratti in corso, per violenze domestiche, o situazioni di grave indigenza. Per questo nel febbraio 2018 quando la Parrocchia ha ritirato la propria disponibilità economica e anch’io ho dovuto farmi scivolare la Casa dalle spalle per l’impossibilità di sostenerne personalmente e interamente le spese, l’occasione si è data perché il settore pubblico prendesse finalmente le redini di un servizio di cui aveva a lungo beneficiato e che aveva pubblicamente riconosciuto nel 2013 in occasione della Festa della Toscana. Ci si poteva sperare e in questa direzione mi sono mosso.

Ma dall’Amministrazione del mio Comune e dalla Società della Salute, dopo primi e disordinati incontri, si è ottenuto alla fine solo silenzio. Non conto più le mail partite dal mio pc e rimaste senza risposta. L’impegno mio personale unito agli sforzi dei servizi sociali, sempre più a corto di risorse e con operatori dispersi su più Comuni del territorio, hanno garantito faticosamente alla fine il temporaneo ricollocamento degli ultimi ospiti in altre strutture. Nient’altro da parte di nessun altro. Che un’esperienza di volontariato prima o poi termini è normale. Anche la Casa di Accoglienza di Scarperia doveva trovare prima o poi il suo finecorsa e difatti non riaprirà. Non è qui il rammarico. Sono personalmente fiero del percorso fatto e immensamente grato alle persone con cui ho condiviso questo lungo cammino. Preoccupa invece che il territorio perda un servizio di accoglienza per donne e minori unico nel suo genere e che niente si sia fatto per rilanciarne i benefici e i servizi. È evidente a tutti che il pur meritorio appartamento sanpierino del progetto Casa IN Comune, aperto a fine 2017, non possa bastare. Anzi graveranno d’ora in avanti proprio su quell’appartamento le necessità che la Casa di Accoglienza di Scarperia in passato poteva assorbire. La perdita di posti è netta. Preoccupa insomma che il sistema dell’accoglienza in Mugello si impoverisca, proprio quando, in anni duri quali quelli che viviamo, dovrebbe organizzarsi, potenziarsi e strutturarsi al meglio, possibilmente poggiando sul servizio pubblico e non sulle disponibilità dei privati, che non possono durare per sempre. Quale futuro per la prima accoglienza in Mugello? non sarebbe l’ora di riportare anche da noi il dibattito elettorale alla concretezza dei fatti, abbandonando finalmente gli stereotipi e le contrapposizioni sterili e brutali che impone la politica nazionale? Il mio telefono è squillato anche pochi giorni fa: “Avete posto? Ho una persona che da qui a due giorni sarà sulla strada”.

Giuseppe Marrani

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