C’è un’emergenza rifiuti ? tra sentenze e progetti mancati

C’è un’emergenza rifiuti ?

Sui rifiuti scelga la politica e non i giudici

La vicenda dei rifiuti in Toscana, e a Firenze in particolare, se non riguardasse una materia di grande importanza ambientale e sanitaria , sarebbe da analizzare più sotto il profilo psicologico che non dal punto di vista amministrativo. Da quando il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar fiorentino che bloccava il progetto dell’inceneritore di Case Passerini sembra scoppiata l’emergenza come se fosse stato bloccato un impianto esistente e funzionante. Ovviamente tutto questo è falso, com’ è falso parlare di aumento della tassa per i cittadini, se non in una logica ricattatoria e tesa a creare un allarmismo infondato. E’ vero che stante la situazione impiantistica attuale la Toscana dovrebbe esportare migliaia di tonnellate fuori regione ( è curioso che solo qualche mese fa si discutesse della possibilità di accogliere rifiuti da Lazio e Liguria)? Se è così avrebbe dovuto farlo comunque perchè Case Passerini non c’è e altri impianti previsti sono stati cancellati.
Allora è invece molto logico trasformare una possibile emergenza in un incremento di comportamenti virtuosi e nel potenziamento di impianti utili al recupero e riciclaggio dei rifiuti ( e questo vale per quelli urbani ma anche per quelli speciali) come sembra proporre la Regione Toscana per raggiungere il 70% di raccolta differenziata entro il 2023.
Ci sono molti comuni in Toscana che superano l’80% di differenziata , anche nel territorio della Valdisieve, grazie al “porta a porta” e l’utilizzo di incentivi per la riduzione della produzione di rifiuti. Anche il Mugello , gestito da Alia , sta per inziare il percorso che dovrebbe condurre il territorio in pochi anni a superare già dal 2019 l’obiettivo minimo di legge del 65%.
L’attuazione di sistemi diffusi di recupero e riciclo comporta anche la creazione di posti di lavoro e nuova imprenditorialità nella visione europrea di un’economia circolare.

Una politica sensata avrebbe quindi come primo obbligo quello di redigere un censimento certo degli impianti oggi esistenti nella regione e delle loro potenzialità alla luce degli obiettivi di raccolta differenziata e delle indicazioni comunitarie che vogliono ridurre il ricorso alle discariche sotto il 10%. Darsi una scadenza per raggiungere un obiettivo di autosufficienza al 2023 e stabilire quali impianti saranno indispensabili per evitare esportazioni di rifiuti.
In questa logica l’insistenza su Case Passerini sembra più rispondere agli interessi economici e industriali di chi lo deve costruire che non ad un progetto di riduzione dei rifiuti e di incremento dell’economia circolare.

Detto questo però chi si oppone a questi impianti non deve neppure santificare il Tar e il Consiglio di Stato perchè le loro sentenze non riguardano l’inceneritore ma la procedura amministrativa.
Detto in altri termini l’inceneritore per i giudici va benissimo solo che non si sono rispettate le prescrizioni del protocollo del 2005 sulla base della valutazione sanitaria che imponevano la realizzazione del “Bosco della Piana” prima della costruzione del termovalorizzatore di Case Passerini. Rilievo mosso dal comune di Campi Bisenzio e ritenuto degno di accoglienza dai giudici prima di Firenze e poi di Roma, mentre il ricorso delle associazioni ambietaliste è stato respinto.
La localizzazione del termovalorizzatore in località Case Passerini – scrivono i giudici-  era strettamente correlata alla realizzazione di detti interventi di riqualificazione ambientale ed in particolare delle opere di rinaturalizzazione costituite dai “Boschi della Piana”.Nessuna rilevanza ha al riguardo la natura facoltativa e non già obbligatoria dell’indagine, essendo decisivo osservare che nel momento in cui l’Amministrazione (nella specie, la Provincia di Firenze) ha deciso di effettuarla, i suoi esiti costituivano parte integrante dell’istruttoria e non potevano essere disattesi, salvo a motivarne adeguatamente le ragioni e/o a disporne la rinnovazione (evenienze che non si sono verificate in concreto).Del resto la previsione di dette misure di mitigazione quale pre-condizione necessaria e imprescindibile per la realizzazione del progettato impianto di incenerimento è stata recepita anche da tutti gli atti di pianificazione successivi, quali il Piano Provinciale di gestione dei rifiuti solidi urbani e assimilati di Firenze”(…) Non sfugge alla Sezione come nello Studio di Impatto Ambientale redatto la società proponente abbia dichiarato espressamente che gli interventi di mitigazione erano stati ridotti ai minimi termini sul presupposto che “La pianificazione territoriale prevede peraltro interventi di mitigazione per la realizzazione del termovalorizzatore ed in particolare la piantumazione di un’area di circa 20 ettari destinata a boschetti, parte di una previsione complessiva stimata in 500 ettari, all’interno dell’area del Parco della Piana”. Sennonché, nel rilasciare un’autorizzazione che consente anche la messa in esercizio dell’impianto, l’amministrazione procedente ha trascurato di indicare come e con quali modalità doveva essere assicurata la realizzazione di dette opere di mitigazione, ritenute dalla precedente istruttoria espletata condizione necessaria e imprescindibile per mitigare l’impatto ambientale e sanitario del progettato termovalorizzatore, in un’area già fortemente antropizzata, malgrado nel procedimento relativo alla V.I.A. si fosse stabilito che “La messa in esercizio dell’impianto potrebbe essere subordinata, attraverso un’apposita prescrizione, all’attuazione delle condizioni prescritte nel protocollo suddetto”; né può sottacersi che, come evidenziato dal Comune di Campi Bisenzio, gli importi riguardanti gli oneri accessori per interventi di mitigazione permanenti avrebbero dovuto “….essere impegnati dal soggetto realizzatore dell’impianto a cofinanziare l’intervento di rinaturalizzazione e adeguamento della viabilità”, previsione della quale si è persa ogni traccia negli ulteriori sviluppi procedimentali.”(sentenza del 19.12.2017 pubblicata a maggio 2018).

A nulla sono valsi neppure i richiami dei ricorrenti a Conferenze dei Servizi e autorizzazioni provinciali e neppure al nuovo progetto della pista di Peretola che in parte interferirebbe con il progetto di “bosco”.
“La realizzazione del termovalorizzatore e l’ampliamento dell’aeroporto – scrivono i giudici-  costituiscono progetti differenti e afferiscono a procedimenti amministrativi autonomi e distinti, sicché le misure di mitigazione previste nell’ambito del procedimento per la realizzazione del termovalorizzatore non potevano sovrapporsi con quelle concernenti il progettato ampliamento dell’aeroporto, non potendo negarsi logicamente, ancor prima che giuridicamente, che in tale modo l’efficacia di tali misure sarebbe stata notevolmente depotenziata e incapace di raggiungere quegli stessi obiettivi per i quali erano state previste.”(..)Si può del resto osservare – scrivono i magistrati -che ogni eventuale decisione sulla misure di mitigazione anche per la nuova evenienza determinata dal progetto aeroportuale avrebbe imposto una complessiva rivalutazione della situazione ambientale e sanitaria della Piana”.(QUI)

Per il resto, scrivono i giudicil’impatto ambientale dell’intervento risulta compiutamente valutato in tre conferenze di servizi, nelle quali è stata effettuata una approfondita istruttoria conclusasi con l’approvazione del progetto, così che non è comprensibile neppure a quale ulteriore motivazione in punto di compatibilità ambientale dell’intervento si riferiscano le Associazioni ambientalistiche e tanto meno quale ulteriore elemento avrebbe potuto fornire l’organo politico, il quale peraltro ha fatto proprie e recepito dette valutazioni.”.

Infatti nella stessa seduta il Consiglio di Stato ha respinto anche il ricorso del WWF che invece insisteva soprattutto sugli aspetti sanitari dell’inceneritore e sulla contraddittorietà del piano provinciale dei rifiuti ed è per questo che l’Ato potrebbe , una volta realizzato il “Bosco della Piana”, procedere alla costruzione dell’incenritore di Case Passerini. Ma forse i tempi sono maturi per altre scelte che spettano alla politica e non certo ai giudici.

Leonardo Romagnoli

31.5.18

sentenza consiglio di stato su inceneritore

sentenza wwf piana

I commenti sono chiusi.