Arpat e Forestale sequestrano rifiuti sanitari a Vicchio

vicchio2-e1425054512330Personale del Comando stazione del Corpo forestale di Borgo San Lorenzo (CFS), unitamente a personale dell’ARPAT di Firenze, Settore Mugello, si è recato presso una ditta di Vicchio, al fine di verificare il rispetto dell’Atto dell’Unione dei Comuni del Mugello rilasciata alla stessa per modifica sostanziale e esercizio dell’impianto di gestione rifiuti. L’impianto risultava autorizzato, infatti, per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi e non pericolosi che, in base all’autorizzazione ed alla planimetria allegata all’atto istruttorio, dovevano essere depositati e stoccati presso l’impianto in scaffalature ed aree specificatamente adibite a ricevere distinte tipologie di rifiuti, che devono essere separate tra loro ed individuabili mediante etichettature ivi apposte. Inoltre la ditta era autorizzata allo stoccaggio in cella frigorifera di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo per un tempo non superiore a giorni 25 dalla presa in carico del rifiuto. L’accertamento ha evidenziato da subito che i rifiuti si trovavano stoccati per lo più presso l’impianto in maniera caotica e non differenziata per tipologia né tantomeno individuati mediante specifica etichetta riportante i codici CER per tipologia di rifiuto. Inoltre i rifiuti in gran quantità giacevano anche stoccati sulla pavimentazione delle aree adibite alla movimentazione, essendo le scaffalature ricolme di altri rifiuti. Il CFS rilevava poi che, in difformità alla planimetria presente, nell’area dove era previsto lo stoccaggio in bacini di contenimento, i rifiuti erano invece depositati al di fuori dello stesso su pancali collocati sul pavimento e non identificabili mediante codici CER. I rifiuti sanitari pericolosi inoltre erano imballati in parte con bidoni in plastica a chiusura ermetica specificatamente adibiti alla raccolta di quella tipologia di rifiuto ed in parte in colli costituiti da scatole in cartone, anch’esse destinate alla raccolta di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo. E’ stato però accertato che, mentre i bidoni riportavano regolarmente l’indicazione del produttore originario del rifiuto e della data dell’imballaggio, i contenitori in cartone non sempre riportavano entrambe le indicazioni suddette, rendendo pertanto impossibile sia la tracciabilità del rifiuto che l’ottemperanza dei tempi di stoccaggio. Sui colli non era neanche indicato il codice CER del rifiuto, che era solo desumibile dalla presenza sugli stessi imballaggi dei codici previsti per il trasporto delle merci pericolose in normativa ADR, corrispondente a “materie infettanti”. Si è verificato, inoltre, che parte dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo erano stoccati in singoli contenitori accatastati su pancali in prossimità della cella frigorifera, ma al di fuori della stessa, in violazione alle prescrizioni contenute nel predetto atto autorizzativo che prescrive lo stoccaggio sino a giorni 25 in cella frigorifera. Al riguardo un socio della ditta, dichiarava che i rifiuti così stoccati erano stati presi in carico presso l’impianto il giorno precedente ed essendo la cella frigo già colma di altri rifiuti sanitari, erano stati per necessità lasciati fuori la stessa, in attesa di liberarla parzialmente con il trasporto che si stava predisponendo. Inoltre sono emersi superamenti delle quantità di rifiuti stoccati rispetto a quanto autorizzato. Il CfS ha proceduto dunque di iniziativa al sequestro probatorio di 192 contenitori tra scatole e bidoni di rifiuti sanitari a rischio infettivo “rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni” Il Magistrato ha convalidato il sequestro e ha già disposto lo smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento.

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