Viva la Burocrazia

In questi giorni sono apparsi numerosi articoli dedicati al peso della burocrazia nella vita quotidiana degli italiani, sia come cittadini, sia come aziende. Sono andato a ripescare dal blog questa riflessione che risale a circa un anno e mezzo fa.(LR)

VIVA LA BUROCRAZIA

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«’na vota aviva voluto fari un esperimento.Aveva pigliato un foglio ‘n cima al quali c’era un timbro con la scritta «urgentissimo rispondere immediatamente»  e l’aviva ‘infilato dintra a un cascione.Erano passati misi e misi e nisciuno s’era addunato che non aviva mai arrispunnuto. Pirsuaso perciò com’era che si trattava di un ritual burocratico inutili, oramà mittiva la sò firma indove che la doviva mittiri senza manco leggiri un rigo di quello che ci stava scrivuto. E la cosa funzionava alla perfezioni, tant’è vero che non arriciviva mai rilievi dall’Amministrazione”(Camilleri – La piramide di fango).

« Perché, come è noto, l’italiano ha una natura duplice. Da una parte c’è la lingua parlata, di tutti i giorni; dall’altra, quel complicato esercizio di algebra verbale volto, oltre che a consumare carta, a tradurre situazioni immediate e lineari in astrusi rompicapo per solutori più che abili(…) Massimo si trovava spesso a riflettere che la legge non era uguale per tutti;perché se davvero deve essere uguale per tutti, allora chi ha fatto la scuola dell’obbligo dovrebbe essere in grado, se non di poter trovare la migliore strategia di difesa, perlomeno di capire di cosa minchia si sta parlando”(Malvaldi – il telefono senza fili)

L’Italia non esce dalla crisi perchè non riesce a riformarsi e perchè la burocrazia soffoca la crescita del paese. Basta evocare la “burocrazia” per esorcizzare problemi che sono di ben altra natura a partire dai mancati investimenti in innovazione e produttività degli ultimi venti anni da parte del settore manifatturiero con la conseguente abnorme crescita della finanza rispetto all’economia reale e le delocalizzazioni in paesi con scarse tutele sindacali e bassi salari.(1)

Con il termine “burocrazia” si mettono sotto una stessa voce procedure e regolamenti profondamente diversi fra loro per scopi e modalità di applicazione, senza contare che spesso la qualità di un provvedimento è determinata anche dalle persone che sono chiamate ad applicarlo e dal rapporto di questi con i cittadini. Per fare un esempio : è corretto che venga richiesto per alcune strutture e attività un certificato antincendio, non è accettabile che si debba aspettare sei mesi per concludere una pratica. E’ corretto che siano applicate le normative sulla sicurezza sui luoghi di lavoro , è superfluo che siano inserite norme vessatorie e di difficile applicazione o , in alcuni settori, l’obbligatorietà di corsi di scarsa efficacia.
La burocrazia nella sua accezione positiva dovrebbe essere anche la codificazione di procedure a tutela dell’imparzialità dell’amministrazione verso i cittadini ,dovrebbe essere trasparente e di facile decodificazione ,ma nella realtà , anche grazie ad una sovrapproduzione di norme, ha trasformato una parte dei “burocrati” in depositari di un potere “amministrativo” superiore a quello della politica. Ed è un processo che si autoalimenta a tutto danno dei cittadini e della stessa politica. “La politica è quel comando che si è andato sbriciolando nell’arco di tutta la Seconda Repubblica(…)nuovi arrivati nelle aule parlamentari e nei piani nobili ministeriali senza selezione politica,senza militanza di partito, senza quel cursus honorum che nella prima repubblica consentiva di arrivare a Roma solo dopo essere stati consiglieri comunali, sindaci, consiglieri e presidenti provinciali. Sono arrivati senza conoscenze. Una classe politica leggera, rancorosa e ambiziosa e così a legiferare sono rimaste e si sono rafforzate le burocrazie ministeriali e soprattutto i consiglieri ministeriali che vengono in prevalenza dalla magistratura e dal consiglio di stato”(nomenklatura di Roberto Mania e Marco Panara. La terza 2014)
“Un ministero è un macchinone gigantesco, il ministro non sa tutto, anzi spesso sa poco(…) i funzionari tendono a ragionare così : tu fai il Ministro, ma le cose importanti le decidiamo noi , i capi dipartimento(.. ) con un ministro debole i burocrati hanno uno spazio di intervento enorme” così racconta un ex ministro a Paolo Bracalini nel volume “La Repubblica dei mandarini” e porta un esempio che chi si è battuto sui progetti dell’alta velocità conosce bene , “Ercole Incalza capo della struttuta tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture, si afferma negli anni 80 quando si progettava l’alta velocità ed è stato l’uomo di fiducia di vari ministri (escluso Di Pietro non a caso), è evidente che una figura di quel tipo acquisisce un potere enorme. Che cosa è il potere? E’ conoscenza, se tu conosci i problemi hai potere, altrimenti non ce l’hai “(p.125) L’economista Giulio Sapelli ha accusato pubblicamente il ragioniere generale dello stato Canzio di aver “scientemente sabotato le decisioni assunte dal governo e dal Parlamento in materia di sviluppo.
La burocrazia parte dai tecnici e consiglieri ministeriali e finisce all’addetto allo sportello del comune o dell’azienda sanitaria.artigianato

Quando l’Italia “cresceva” c’era meno burocrazia di adesso? Solo in parte. SE , per esempio, parliamo di un settore importante come il commercio non è così. Oggi chiunque può aprire un’attività commerciale tramite una comunicazione al comune e aprire entro 30 giorni. Venti anni fa si doveva passare attraverso complicati e costosi piani di commercio redatti dalle amministrazioni per determinare superfici di vendita o somministrazione e poi passare sotto le forche caudine di commissioni comunali dove le associazioni di categoria tendevano per loro natura a tutelare lo status quo. Prima Cassese con l’abolizione di queste commissioni e poi Bersani con le sue lenzuolate hanno dato un bello scossone ed oggi il settore è più affidato all’ urbanistica che non all’economia nel senso che chi desidera intraprendere un’iniziativa commerciale perchè ha idee e inventiva lo può fare mentre l’amministrazione deve tutelare l’interesse comune con la valutazione del suo inserimento nel tessuto urbanizzato. Anche in altri settori si era tentato di semplificare cercando di creare un unico interlocutore per il cittadino o l’azienda nel Suap che doveva concentrare tutte le procedure che facevano riferimento a vari soggetti istituzionali per dare risposte in tempi certi e rapidi. Non era più il cittadino che doveva rivolgersi a tizio o caio ma era il Suap che avrebbe richiesto in tempi certi i pareri indispensabili per chiudere la pratica. Purtroppo così non è stato perchè le singole burocrazie sono molto gelose delle proprie prerogative.
Accanto a questo c’è però da sottolineare come la semplificazione sia solo a parole sostenuta da tutti mentre trova forti resistenze in settori professionali anche privati che dalla complessità burocratica traggono la loro ragion d’essere e il loro reddito. In questo caso possiamo prendere due esempi clamorosi: la legislazione fiscale e il sistema giudiziario.

“le norme in materia fiscale che sono state emanate di volta in volta dai quattro governi che sino succeduti dal 29 aprile 2008 all’8 agosto 2014 sono state la bellezza di 691 in 46 diversi provvedimenti(…) e di quelle norme ben 418 hanno avuto un impatto burocratico sulle imprese rendendo ancora più complessi gli adempimenti, mentre quelle che avrebbero dovuto semplificare la vita , sempre fiscalmente parlando, si sono fermate a 96, con un “saldo burocratico”, come lo chiama Confcommercio, di 322”(S.Rizzo corriere della sera 28.8.14).
L’ambito fiscale è fondamentale nel rapporto fra Stato e cittadini perchè attraverso la tassazione si contribuisce, in modo proporzionale al reddito, al funzionamento della pubblica amministrazione in settori fondamentali per la qualità della vita di tutti quali la sanità, l’istruzione, l’assistenza e previdenza,la sicurezza e l’ambiente. Per questo l’evasione è un reato contro la comunità e non solo un danno per lo Stato. Ogni cittadino deve essere messo in grado di compilare da solo la propria denuncia dei redditi o deve avere diritto a ricevere dalla pubblica amministrazione un modulo precompilato col quale fare il suo versamento. Se poi il cittadino vuol rivolgersi al commercialista o al centro di assistenza fiscale perchè non vuol perdere tempo è libero di farlo ma non può essere questa la sola modalità di presentare la denuncia dei redditi come avviene adesso. Ma se questa semplificazione venisse effettivamente attuata quanti soggetti oggi impegnati nella “filiera” perderebbero la loro ragion d’essere o vedrebbero ridimensionato sensibilmente il loro reddito?tempi-moderni
“oggi il sistema di tassazione italiano è tra i più confusi e distorsivi tra quelli dei paesi industrializzati. Le tasse sono la chiave principale del rapporto tra stato e cittadini e sono fondamentali non solo perché attraverso di esse si raccolgono le risorse necessarie a coprire attività pubbliche , ma anche perché il modo in cui avviene il prelievo influisce in misura determinante sulla struttura dell’economia. SE ad essere tassati sono soprattutto il lavoro e l’impresa e poco o nulla il patrimonio e la rendita ( che solo i governi Monti e Renzi hanno cominciato a trattare come in Europa), i cittadini tenderanno a investire di più in immobili e in attività finanziarie che in attività produttive(…)Un paese che punta sulla rendita e sul debito invece che sull’impresa,il lavoro e il capitale fa fatica ad essere innovativo e competitivo.”(Maina ,Panara cit) Oltre ad essere distorsivo il fisco italiano è “follemente complesso”, “ con una quantità enorme di tasse e di imposte diverse il cui senso sfugge rendendo assai difficile la vita ai contribuenti fedeli che vivono in un clima di perenne incertezza”(idem). E’ nella complessità che si genera l’evasione perchè è proprio nei bizantinismi delle norme che si annida l’illegalità e non è autodifesa , come ebbe a dire irresponsabilmente il peggior presidente del consiglio della storia italiana, ma un comportamento anticostituzionale. E non stiamo parlando di qualche scontrino ma di un’evasione ormai quantificata in oltre 100 miliardi di euro pari agli interessi dello stato sul debito pubblico , nonostante che l’Italia “ sia l’unico paese che ha una potente e possente polizia tributaria”” composta da 68.000 finanzieri.(idem)
Semplificare non significa ridurre le aliquote come pensa qualcuno ma rendere il sistema trasparente e accessibile al cittadino senza bisogno di intermediazioni professionali che non siano quelle dello stato o del comune.censimento_alberi_monumetali-679x405
L’altro malato italiano è la giustizia sia civile che penale dove scontiamo venti anni di presenza ai vertici dello stato di un soggetto coinvolto in procedimenti gravissimi che ha utilizzato il parlamento al solo scopo di salvarsi da eventuali condanne rendendo ancora più contorta l’applicazione della legge. Quello che è stato fatto in questi anni è andato infatti nella direzione di rendere i procedimenti giudiziari sempre più lunghi con la possibilità per gli imputati che possono permetterselo di raggiungere quasi sempre la prescrizione del reato(che non è un’assoluzione). Questo è il contrario del garantismo e della tutela di tutti i cittadini davanti alla legge con il pieno rispetto del diritto di essere considerati innocenti fino alla condanna definitiva. E’ una giustizia di classe che non condanna i corruttori e i corrotti ma i ladri di polli. E’ solo colpa della politica? Del corporativismo della magistratura? Oppure è interesse anche della casta degli avvocati ben rappresentata in Parlamento che le cose non cambino? Ricordiamo che l’Italia è il paese europeo dove solo a Roma ci sono più avvocati che in tutta la Francia e non è solo per la litigiosità dei suoi cittadini ma anche perchè passano nelle aule giudiziarie cause che potrebbero essere risolte con una stretta di mano.
“Attualmente in Italia su una popolazione di quasi 61 milioni di persone ci sono ben 247.000 avvocati, per ogni giudice in carriera in Francia operano 7, 1 avvocati, in Gran Bretagna 3,2 mentre da noi addirittura 26,4.
Quando si è cercato di semplificare istituendo figure nuove come i giudici di pace spesso non si è raggiunto lo scopo. Una cosa veramente assurda del nostro paese è che non esistono sentenze che fanno giurisprudenza per cui su un medesimo reato o infrazione ogni tribunale o giudice di pace dà la sua interpretazione che normalmente finiscono al Consiglio di Stato che si pronuncia per più volte su vicende identiche. Se le multe fatte dall’autovelox sono dichiarate legittime o illegittime lo si sentenzia una volta poi basta e i ricorsi si rimandano al mittente facendo risparmiare un sacco di soldi ai cittadini e alla pubblica amministrazione e lasciando i tribunali ad occuparsi di cose serie.
La giustizia civile è ancora peggio perchè si arriva ad una sentenza dopo molti anni non riuscendo quasi mai a dare soddisfazione ai cittadini coinvolti ,salvo coloro,sopratutto aziende, che ci ricorrono regolarmente sperando di ricevere qualcosa da eventuali arbitrati(che sono una vera vergogna) che non tutelano mai gli interessi legittimi. La scarsa affidabilità della nostra giustizia civile sommata a provvedimenti come la depenalizzazione del falso in bilancio è uno dei motivi che più ostano agli investimenti produttivi nel nostro paese non certo lo statuto dei lavoratori. Cosa fare?Intanto vietare il ricorso alla giustizia per vicende che devono essere risolte obbligatoriamente attraverso la conciliazione in Camera di Commercio o in altra sede in poche settimane, poi stabilire una scadenza massima di un anno/ un anno e mezzo per arrivare ad una sentenza senza possibilità di ricorso se non per manifesti errori di valutazione. Il lavoro dei legali diventerebbe quello di scoraggiare il ricorso alla magistratura se non nei casi necessari per trovare soluzioni extragiudiziarie. “Anche la «negoziazione assistita» dagli avvocati dei litiganti, prima che le nuove cause arrivino in tribunale e anzi nel tentativo di non farcele proprio arrivare grazie alla condivisione di una «convenzione» con valore di sentenza, è un esperimento francese da provare.”(Ferrarella -Corriere 30.8.14)truffe
Non è neppure un problema di risorse in quanto in materia di giustizia l’Italia l’Italia spende più o meno quanto gli altri paesi europei. “Le cause della crisi non dipendono neppure da una carenza produttività degli apparati giudiziari italiani che , secondo la Commissione Europea per l’efficienza della giustizia, è fra le più alte dei 48 stati membri del Consiglio d’ Europa. L’anomalia è rappresentata da una domanda patologica di giustizia sia nel settore civile che in quello penale: nel settore civile vengono avviate ogni anno in Italia più nuove cauese di quante ne vengono iniziate in Francia, Regno Unito e Spagna messe insieme”(P.Davigo)
In campo penale è indispensabile depenalizzare molti reati minori convertendo le pene detentive in più utili servizi per la comunità evitando il sovraffollamento carcerario,ma devono essere riviste tutte le leggi fatte per Berlusconi e soci a partire dalla ex Cirielli sulla prescrizione che deve cessare al momento del rinvio a giudizio rendendo così inutile il ricorso a pretesti utili solo ad allungare il procedimento come avviene adesso per cui anche dopo una condanna in primo o secondo grado la prescrizione non si ferma e quindi all’arrivo in Cassazione la condanna si trasforma automaticamente prescrizione per chi può permetterselo. “Dopo l’introduzione della legge ex Cirielli di riforma della prescrizione si passa da oltre1700 condanne per reati contro la corruzione ad appena 263 nel 2010 , meno di un quinto”(Scarpinato)
Nonostante questo l’Italia ha un grosso problema di carceri sovraffollati con detenuti in condizioni vergognose. Problema che non si risolve con nuovi carceri ma mettendo fuori chi non ci deve stare , “in Gran Bretagna la percentuale dei detenuti in attesa di giudizio è del 16%, in Italia le persone carcerate in attesa di giudizio sono il 44%, il sovraffollamento delle nostre carceri è dovuto quindi ,prevalentemente, al numero dei detenuti in attesa di giudizio. Infatti solo poco più della metà dei detenuti è in carcere per una condanna definitiva”(Almerighi). Nonostante la fobia securitaria alimentata da un’informazione ansiogena è indispensabile avere il coraggio di abolire quelle leggi che hanno creato questo stato di cose e sulle quali la superma corte si è espressa per dichiararne l’illegittimità come purtroppo è avvenuto spesso on questi anni per troppe leggi varate sull’onda dell’emotività o peggio degli interessi personali di qualcuno.

Leonardo Romagnoli

28.11.14

1)Rispetto agli altri paesi industrializzati la delocalizzazione italiana si colloca ad un livello più basso ma di dimensioni non trascurabili : “475 miliardi di dollari, pari al 23,2% del PIL che corrispondono a 2.123.356 possibilità di occupazione, una cifra in realtà enorme se confrontata alla situazione sociale italiana”(Masulli – chi ha cambiarto il mondo?) Non tutti in questo paese remano dalla stessa parte. A questo si possono aggiungere i dati sui capitali all’estero sottratti alla tassazione che da soli permetterebbero di sanare il debito pubblico in pochi anni. Secondo la Banca d’Italia al 2014 nei paradisi fiscali ci sono tra 180 e 200 miliardi di euro, nel 2010 con il famoso scudo tremontiano ne erano stati sanati 104 con una tassazione ridicola. Ma stime non ufficiali parlano di 800/1000 miliardi di capitali italiani in Svizzera.(Penelope – caccia al tesoro)

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