Milani e Balducci

Tre preti di frontiera

Si è svolta presso la sala del consiglio comunale di Borgo San Lorenzo un’interessante serata dedicata a tre preti di frontiera ovvero Balducci, Milani e Turoldo a cui è stato dedicato il n.512-513 della rivista fiorentina TESTIMONIANZE fondata proprio da padre Balducci e oggi diretta da Severino Saccardi. L’incontro è stato organizzato da alcuni cittadini di Borgo San Lorenzo, fra i quali il moderatore della serata Andrea Banchi, che avevano promosso un anno fa una giornata in ricordo di Andrea Salvadori che negli anni 60 , insieme ad alcuni amici , aveva dato vita ad un gruppo denominato Presenza Operaia e ad un’esperienza di scuola serale sulla scia di Don Milani come recita il titolo del saggio contenuto nel numero di Testimonianze.(QUI)
L’iniziativa ha avuto il patrocinio del comune di Borgo San Lorenzo rappresentato dall’assessore alla cultura Cristina Becchi che nel suo saluto ha sottolineato l’attualità del messaggio milaniano.
Prima delle relazioni è stata comunicata al numeroso pubblico presente la notizia della scomparsa di Michele Gesualdi allievo/figlio di Don Milani , promotore della Fondazione Don Milani e autore di importanti testi sull’esperienza di Barbiana.
Non è facile rendere in poche righe la complessità dei temi trattati dai tre relatori, ma per tutti emerge ancora con chiarezza l’importanza del pensiero dei tre sacerdoti in un mondo che è ancora oggi attraversato da venti di guerra e dall’incubo nucleare. Una società sempre più tecnologicamente avanzata ma con un diffuso analfabetismo culturale ed etico, dove , come ha sottolineato Saccardi, sembra scomparso lo slancio per il futuro fagocitato da un’incombente presente.
L’intervento dell’ ex presidente del Centro documentazione Don Milani di Vicchio Bruno Becchi è stata incentrata sulla parola con la p minuscola e la P maiuscola. “Qui si insegna la parola” diceva Don Milani della scuola di Barbiana come capacità di comunicare e di far valere i propri diritti, per rendere “ i ragazzi individui indipendenti nel giudizio e liberi nel pensiero, critici nella riflessione”.


Ma Milani era un sacerdote e quindi la Parola era anche quella del Vangelo. “ridefinire la vita religiosa come sequela di Cristo e annuncio della Parola, dare priorità alla scelta dei poveri (stare dalla parte dei poveri), lavorare nel posto assegnato (senza scelte eroiche) per testimoniare il Vangelo e per un rinnovamento della Chiesa che intraprenda il cammini dell’ecumenismo e liberi progressivamente il cristianesimo dal regime della cristianità occidentale riscoprendone la vocazione profetica “(Aldo Bondi).
Le due cose in Milani si compenetravano e l’aspetto educativo era tutt’uno con il dettato evangelico. “La scuola come Don Milani la faceva – disse padre Balducci- era già in sé un processo di illuminazione evangelica, non era appena una mediazione, era Vangelo in atto” ridare la parola a coloro che ne sono stati privati. “ Don Milani ha vissuto una incarnazione totale , ma mai confessionale; ha indossato sempre la tonaca, ma mai è stato clericale; ha appartenuto alla Chiesa per defe e per l’esigenza dei sacramenti; ha sofferto per incomprensioni e critiche impietose nei suoi confronti; non si è fatto vittima e ha rielaborato in prospettiva; il fine della testimonianza del Vangelo nella storia lo ha sempre guidato e sorretto”(Di Piazza)


In più di un intervento è comparsa la sottolineatura del ruolo profetico di Lorenzo Milani ed Ernesto Balducci, due personalità forti ma molto diverse anche per formazione e provenienza sociale. Balducci da una famiglia povera dell’Amiata del “profeta” Lazzaretti e Milani da una famiglia dell’alta borghesia fiorentina. In questo senso va letta anche la vista di Papa Bergoglio a Barbiana come ha sottolineato Saccardi da non interpretare “ come un tardivo risarcimento ad un profeta criticato e isolato in vita, bensì come l’espressione della sintonia, dell’attenzione decisiva ai poveri nelle loro diverse situazioni.”(Piazza)
Se dal microsomo di Barbiana è partito un messaggio forte sull’importanza della scuola, sulla cultura e i diritti dei poveri, dalla Badia fiesolana si guardava all’uomo planetario oltre ogni frontiera nel rispetto della libertà, della pace e dell’ambiente. Uno sguardo ad una società multiculturale nella quale tutti dovevano avere gli strumenti per capire e confrontarsi e che oggi stiamo vivendo in pieno (“ del resto – ha scritto Becchi- il barbianese di allora, proprio per l’uso incerto dello strumento linguistico , non differiva molto dall’extracomunitario di oggi”).
La loro testimonianza è ancora viva non solo per quello che hanno scritto o fatto, ma come ha scritto Eraldo Affinati a proposito di Don Milani , “ non ci ha lasciato un’opera , una filosofia, un sistema , un progetto, ma energia allo stato puro. Adesso , come Papa Francesco ha lasciato presagire, sta a noi metterla a frutto”.

LR
19.118

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